Il vincitore è il fotografo canadese Shane Gross con la sua opera “Sciame della vita”, una foto subacquea scattata sul fondale di un lago nella zona di Vancouver, in cui un gruppo di girini nuota tra le alghe. Le fotografie sono esposte al Museo di Storia Naturale di Londra e, a partire da novembre, anche a Milano al Museo della Permanente. Sono aperte anche le iscrizioni per l’edizione del 2025, che sarà la sessantunesima
Il Wildlife Photographer of the Year, il premio più importante al mondo di fotografia naturalistica, festeggia quest’anno un compleanno importante: 60 anni, 60 edizioni per quello che è diventato l’appuntamento più ambito e sognato dai fotografi appassionati di natura e animali. Come raccontavamo nell’articolo di poche settimane fa, in cui abbiamo pubblicato una selezione delle foto finaliste, partecipano al contest artisti professionisti ma anche amatoriali da ogni parte del mondo, che con il loro obiettivo magico cercano di catturare lo scatto più suggestivo e inedito.
Sono appena stati annunciati i nomi dei vincitori e possiamo dire che la fotografia naturalistica più bella del mondo per il 2024 ritrae animali che davvero prima d’ora non avevano conosciuto la gloria del podio, perché mai considerati, ad esempio, regali come un leone, oppure affascinanti come una pantera, o ancora irresistibili come un panda o sofisticati cone un’aquila. Eppure, la loro magia ha fatto vincere il primo premio al canadese Shane Gross e al suo scatto luminoso di girini di rospo boreale che nuotano sotto le ninfee nel Lago Cedar. Si intiola “Lo sciame della vita” e in effetti sembra un quadro.
Questa splendida scena subacquea che ritrae una specie a rischio estinzione ha convinto i giurati ad assegnare il primo premio al fotografo canadese, rimasti “affascinati dall’insieme di luce, energia e connettività tra l’ambiente e i girini”. Attraverso la presidentessa, Katy Moran, la giuria del WPOTY ha fatto inoltre sapere che, grazie alla foto di Gross, una nuova specie è stata aggiunta all’archivio del Wildlife Photographer of the Year.
La foto la vedete qui sopra e ha incantato più delle opere dei 59.228 partecipanti provenienti da 117 Paesi.
Quindici fortunati artisti hanno ricevuto una menzione d’onore che è valsa loro un’esposizione dedicata, ora aperta al Natural History Museum di Londra, ma in arrivo dal 22 novembre anche al Museo della Permanente di Milano. Fra questi fotografi, c’è Jason Gulley e la sua opera “As clear as crystal” (chiara come il cristallo), che ritrae mamma lamantino con il suo piccolo nelle acque del Crystal River in Florida, dove questa specie era considerata in via d’estinzione a causa della distruzione dell’habitat ad opera dell’uomo.
Il rapporto madre-figlio è rappresentato anche dalla foto di Vinod Liyanage, intitolata “Un momento di tranquillità” e vincitrice del premio “Comportamento: Mammiferi”. Il protagonista è un cucciolo di macaco che dorme beatamente tra le braccia della madre nel Parco nazionale di Wilpattu in Sri Lanka.
Rimanendo in Asia, il fotografo tedesco Robin Conz ha voluto raccontare la drastica diminuzione del popolo di tigri del Bengala a causa degli insediamenti umani con un significativo scatto in cui un maestoso felino riposa sui colli mentre alle sue spalle cresce fiorente una nuova città.
Per la categoria “Animali nel loro ambiente”, il premio è nelle mani del russo Igor Metelskiyi, non solo per la foto ma anche per la pazienza: ha dovuto infattiaspettare sei mesi prima che la sua fototrappola riuscisse ad immortalare il preciso istante in cui una rarissima lince eurasiatica si stiracchia in mezzo alla neve, nelle remote montagne di Primorski Krai.
Le linci sono protagoniste anche della foto vincitrice della categoria “Animal Portraits”, ma questa volta siamo nello Yukon, a casa del fotografo canadese John Marriott.
C’è sempre lo Yukon a fare da sfondo ad un’altra delle opere premiate al Wildlife Photographer of the Year ed è quella che vedete qua sotto, intitolata “La pratica rende perfetti” di Jack Zhi, in cui un falco pellegrino insegue una farfalla ed è pronto ad agguantarla con gli artigli.
Nella fotografia dell’americana Karine Aigner invece, un solo predatore non è abbastanza: i protagonisti sono un caimano e un’anaconda stretti in un’impressionante morsa mortale, nelle acque del Mato Grosso, in Brasile. Questa particolare scena è valsa all’autrice il premio 2024 per la categoria “Comportamento: Anfibi e rettili” e porta il titolo di “Lotta nella palude”.
Restiamo “Sotto il livello dell’acqua” con la fotografia di Matthew Smith, vincitore della categoria dedicata alle foto subacquee. Il fotografo, che si era preparato con un obiettivo personalizzato, cattura l’incontro con una foca leopardo al di sotto dei ghiacci dell’Antartide.
Tra le foto subacquee, merita una menzione anche il “Goffo gruppo di lamprede” di David Herasimtschuk, che testimonia il loro ritorno nelle acque dell’Oregon.
Dal mondo sommerso ci spostiamo a quello degli insetti con le opere di Iago Arndt, Clay Bolt e del tedesco Alexis Tinker-Tsavalas. Quest’ultimo, autore della foto che trovate qua sotto, è vincitore della categoria 15-17 anni e mostra già evidenti doti tecniche nonostante la giovane età. Lo scatto è stato realizzato con la tecnica del “focus stacking”, tecnica digitale che conferisce maggiore profondità all’immagine, e ritrae un minuscolo collembolo – una sorta di insetto anche se la definizione non è propria – su un tronco d’albero trovato nel bosco vicino a casa.
Dall’altra parte del mondo invece, c’è chi è riuscito nell’ardua impresa di fotografare un bilby maggiore, o meglio un ninu, come viene chiamato dagli indigeni in Oceania. Questo marsupiale autoctono ha le dimensioni di un coniglio ed è considerato a rischio estinzione in quanto preda facile per volpi o gatti.
Vittime del peggior predatore, l’uomo, sono invece gli elefanti a causa del bracconaggio per la vendita illegale di avorio. La foto di Britta Jaschinski ritrae proprio una zanna di elefante mentre viene ispezionata da un investigatore della polizia inglese all’aeroporto di Heathrow, alla ricerca di impronte che possano incastrare gli autori o i complici del crimine. L’opera ha vinto il “Premio per il fotogiornalismo” e si intitola “Spolverare per una nuova prova”.
Il tema della stupidità umana è ripreso inoltre da Justin Giligan nella sua “Dieta di plastica mortale”, una sconvolgente opera composta da 400 diversi pezzi di plastica rimossi dal corpo di un uccello marino e disposti proprio accanto al volatile, a formare una sorta di mosaico.
Tra i vincitori dell’edizione 2024 che saranno esposti a Milano c’è anche “Il luogo dell’ultimo riposo” dell’americano Randy Robbins. Nella foto scattata con lo smartphone si vede la testa di un cervo completamente congelato, che si sposa con l’ambiente circostante e ci mostra entrambe le facce della natura, così bella ma anche così tragica.
Vale la pena citare anche la fotografia che Thomas Peschak ha scattato ad un esemplare di delfino rosa dell’Amazzonia, anche noto come bonto. Questa singolare specie di delfino è considerata a rischio d’estinzione poiché viene cacciata dalla popolazione locale che ritiene il bonto una minaccia per le risorse ittiche della zona.
Se amate la natura e i suoi straordinari abitanti, e se con l’obiettivo ve la cavate bene, potete partecipare anche voi alla sessantunesima edizione del prestigiosissimo contest dedicato alle foto naturalistiche: le iscrizioni sono aperte a tutti, ma attenzione alle date: per (tentare di) diventare il nuovo Wildlife Photographer of the Year, avete tempo fino al 5 dicembre.
In Apertura: “The Swarm of Life” di Shane Gross / Wildlife Photographer of the Year 2024.
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