Le nuove mode legate all’estetica dei cani stanno prendendo piede sui social, ma non tutti sanno che dietro certi trend si nascondono pratiche pericolose per il benessere dei quattrozampe. Il “canepardo” è soltanto l’ultimo degli esempi di una pratica insensata e nociva chiamata “artistic grooming”, che spopola in Asia e Nord America. Se in Italia questo fenomeno è ancora fortunatamente limitato, c’è un caso che ha fatto discutere
Dopo cappottini e scarpine griffate, la nuova frontiera della moda canina si chiama “grooming creativo”. Peccato che questa pratica, oltre a non avere nulla di divertente, può essere nociva per l’animale andando ad interferire sul benessere della cute e sull’effetto di termoregolazione che ha la pelliccia.
Se negli Stati Uniti esiste addirittura un’associazione nazionale che forma e istruisce i “groomers” del futuro ed è attiva da più di 15 anni, in Italia questo fenomeno è ancora limitato e poco conosciuto. Tuttavia nelle ultime settimane c’è un caso che è venuto alla ribalta dopo essere stato oggetto di critiche durante una puntata del noto programma radiofonico “La Zanzara”, su Radio 24.
A scatenare la curiosità -ma anche l’indignazione della maggior parte degli ascoltatori – è stato tale Luca Scazzi, barbiere tiktoker conosciuto per il discutibile lavoro svolto non sugli umani ma sul proprio cane, che avrebbe dipinto come fosse un ghepardo: insomma un “canepardo”.
Su tutti i social, ma in particolar modo su TikTok, impazzata la moda del “grooming creativo” e ci sono personaggi come il brasiliano Gabriel Feitosa che di questa triste pratica ha fatto un mestiere e oggi vanta più di 2,5 milioni di follower, anche grazie ad un video che conta oltre 23 milioni di visualizzazioni, incentrato proprio su un “canepardo”.
Mentre Feitosa mostra orgoglioso il prodotto della sua attività, la posizione di Scazzi è ben diversa e punta a convincere le persone del fatto che le macchie presenti sul corpo della sua cagnolina non siano frutto di un’azione umana, ma delle sue origini: metà pitbull e metà ghepardo. La storia di “Nonsichiama” (questo il nome del povero cane) incuriosisce molti utenti proprio per l’improbabile mantello del quattrozampe, presentato come esemplare di una razza in via d’estinzione, proveniente dalla Russia.
Tralasciando lo spettacolo e i falsi miti, resta il fatto che l’artistic grooming è un fenomeno da bloccare al più presto, non un’onda da cavalcare, specie per chi si professa amante degli animali.
Su questa tematica si sono esposte testate giornalistiche ed esperti ditutta Italia e anche la LAV, Lega Anti Vivisezione, ha voluto prendere una posizione ben precisa per dare un segnale forte nei confronti di questa pratica nociva.
Partendo dal presupposto che i cani non sono oggetti da addobbare e truccare a nostro piacimento, bisogna ricordare che le sostanze utilizzate per alterare il colore della pelliccia sono in genere dannose per la cute e per il pelo e non è raro che il contatto con queste tinture crei allergie e reazioni avverse.
Vale la pena inoltre sottolineare che per i cani assumere le sembianze di leopardi, volpi o travestirsi per Halloween può avere conseguenze serie: il loro aspetto esteriore, infatti, quello naturale, ha un ruolo importantissimo nella comunicazione con i simili e alterarlo con colori, disegni o acconciature può creare problemi comportamentali e relazionali.
Senza pensare all’inutile stress al quale vengono sottoposte questi poveri animali, costretti a rimanere immobili molto tempo durante le sedute di “grooming”.
Il messaggio che questa pratica porta con sé è sbagliato e trasforma il cane in una tela bianca da dipingere a nostro piacimento, senza tenere conto delle sue esigenze, del suo smarrimento e dunque del suo benessere. Chi dice di amare gli animali ma asseconda questo fenomeno, o peggio ne ha fatto un lavoro, non deve essere definito un artista.
Dove ci sono esseri viventi che soffrono non c’è creatività né bellezza.
In apertura: un esempio di grooming creativo su un cane di taglia grande. Questo fenomeno è molto diffuso sia negli USA che in Asia.
Foto d’apertura: IPA
Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati